A chi rivolgersi e quando
Aver chiare le differenti competenze può facilitare il ricorso ai diversi esperti della salute mentale
Sentirsi depressi, non riuscire a dormire la notte, l’ansia che non
abbandona, lo stress fuori controllo. Sintomi comuni, che la maggior
parte di noi ha sperimentato in qualche momento della vita. Possono
essere normali, per esempio, in seguito a un evento traumatico come un
lutto, la perdita del lavoro, la fine di un amore o una malattia. Ma le
reazioni di ciascuno alle intemperie del destino dipendono dalla storia
personale, dagli aspetti biologici, dal contesto in cui si vive. Se, a
distanza di tempo, quei sintomi persistono e diventano ingestibili,
potrebbero essere la spia di una sofferenza più profonda. Secondo le
stime della Società italiana di psichiatria (Sip), circa 4 italiani su
10 soffrono di qualche disturbo psichico.
PREGIUDIZI - «Nella maggior
parte dei casi non si tratta di problemi cronici o severi - chiarisce
il presidente della Sip, Claudio Mencacci -. Ma, se un disturbo viene
sottovalutato, può cronicizzarsi e aggravarsi col passare del tempo.
Purtroppo, la maggior parte di chi ne soffre non accede alle cure o lo
fa in ritardo: tuttora esiste intorno alla salute mentale un alone di
paure, vergogna, pregiudizi». Così si tende a nascondere il disagio,
eppure la maggior parte dei disturbi psichici è curabile. «Oggi -
sottolinea lo specialista - esistono trattamenti efficaci. Anche in
caso di malattie più severe i trattamenti permettono, se non di guarire
completamente, almeno di gestirle meglio, consentendo ai pazienti di
condurre una vita dignitosa». Il primo passo, quindi, è abbattere il
muro di paura nei confronti dei disturbi psichici e lo stigma
dell’incurabilità che da sempre accompagna la sofferenza mentale. Ma
quali sono gli specialisti cui fare riferimento? Quando occorre chiedere
aiuto allo psicologo? Quando allo psichiatra, piuttosto che al
neurologo? «A volte i loro ruoli si sovrappongono erroneamente -
chiarisce Mencacci -, ma ciascuno ha un suo percorso formativo e
competenze specifiche».
GLI SPECIALISTI - Partiamo dalla
formazione. Lo psichiatra e il neurologo sono medici, che hanno
conseguito la specializzazione nelle rispettive branche. Lo psicologo,
dopo essersi laureato in psicologia, ha svolto un tirocinio e poi ha
sostenuto l’esame di Stato per iscriversi all’Albo professionale. Non
essendo medico, però, non può prescrivere farmaci. La psicoterapia,
invece, può praticarla chi è abilitato, sia psicologo che medico, previa
formazione specifica. «Lo psicologo è, in genere, la figura
professionale che incute meno timore, mentre ci possono essere ancora
ritrosie a rivolgersi allo psichiatra - fa notare Mencacci -. Ma lo
psichiatra, oltre a un sapere relazionale che deriva dalla formazione in
psicoterapia, ha una competenza medica che gli permette di fare la
diagnosi: per esempio, un disturbo da panico potrebbe essere anche la
“spia” di problemi cardiologici o alla tiroide. Oggi, poi, la
psichiatria non si occupa più solo della follia e di malattie psichiche
gravi, ma della salute mentale in senso lato e cura anche disturbi come
ansia e depressione». Proprio per facilitare l’accesso alle cure,
anche per superare la barriera della vergogna ad andare da quello che a
volte viene ancora considerato il medico dei “matti”, esistono in
diverse realtà, nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, ambulatori
specifici dove curare, per esempio, la depressione post-partum, l’ansia
o disturbi post-traumatici da stress.
IL NEUROLOGO - Quando, invece,
occorre rivolgersi al neurologo? «Se in passato il neurologo si occupava
anche di alcuni disturbi psichiatrici - spiega Giancarlo Comi, già
presidente della Società italiana di neurologia -, oggi questo
specialista si concentra sulle patologie d’organo e demanda i disturbi
della personalità allo psichiatra, anche quando questi ultimi compaiono
in persone che soffrono di malattie neurologiche. Per esempio, al
neurologo spetta la cura del malato di Alzheimer, mentre i disturbi
complementari di comportamento, come la depressione, sono di competenza
dello psichiatra».
LO PSICOLOGO - E qual è il ruolo
dello psicologo? «Innanzitutto bisogna stare attenti a non etichettare
come disturbi anche reazioni normali, per esempio quelle in seguito a un
lutto - avverte Pierluigi Policastro, presidente di Sipap, la Società
italiana psicologi area professionale privata, che lo scorso ottobre ha
promosso una campagna d’informazione proprio per fare chiarezza tra i
cittadini sulle diverse figure di riferimento -. Se poi quell’evento
traumatico, col passare del tempo, rischia di trasformarsi in
depressione, allora diventa necessario il supporto psicologico».
Aggiunge il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli
psicologi, Giuseppe Luigi Palma: «Noi operiamo su variabili
specificatamente psicologiche, quali la consapevolezza di sé,
l’autostima, le risorse emotive, relazionali o cognitive, intervenendo
con tecniche e approcci diversi per migliorare la qualità di vita della
persona, ad esempio, mettendola in grado di far fronte allo stress».
«Che le cure psicologiche e la psicoterapia siano valide, per esempio,
nel trattamento dell’ansia e della depressione lieve e moderata, è stato
confermato da un recente studio dell’American Psycologist Association -
sottolinea Policastro -. Si ottengono risultati più duraturi rispetto
all’uso dei soli psicofarmaci, perché si aiutano le persone a prendersi
carico della complessità degli eventi che vivono. Certo, se i sintomi
diventano particolarmente invalidanti, vanno usati anche i farmaci, che
saranno prescritti dai medici».
PREVENZIONE - Serve, quindi,
l’integrazione tra le diverse competenze. «Ciascun professionista fa la
sua parte, importante è affidarsi ad esperti - puntualizza Mencacci -.
A volte, proprio perché si ha paura di rivelare la propria sofferenza,
si cercano soluzioni alternative, rivolgendosi a “guaritori”
improvvisati. Occorre invece parlare subito dei propri disturbi col
medico di famiglia, che ha il compito di indirizzare il paziente verso
il percorso più adeguato». La prevenzione e la diagnosi precoce svolgono
come al solito un ruolo fondamentale. «La maggior parte dei disturbi
psichici, anche i più severi come quelli psicotici (per esempio,
disturbi dell’umore o schizofrenia), si manifesta già nell’adolescenza
- afferma lo psichiatra -. Individuarli tempestivamente significa
intervenire al più presto e ottenere risultati efficaci». Occorre, però,
potenziare i servizi sul territorio.
LA CRISI - «In questi anni, anche
a causa della crisi economica, i bisogni di salute mentale sono
aumentati - continua Mencacci -. E i servizi, depauperati, non sempre
sono in grado di dare risposte adeguate alle persone. Rafforzarli
significa investire sulla vita delle persone e del Paese, dal momento
che i disturbi psichici provocano disabilità in un caso su quattro, con
enormi costi per la collettività». «In Italia - aggiunge Policastro - la
psicoterapia viene vista ancora come un lusso. Eppure, uno studio
della London School of Economics evidenzia che le cure psicologiche,
oltre a migliorare la qualità di vita dei pazienti, fanno risparmiare». I
motivi? Si ricorre meno alle medicine e si riducono sensibilmente le
assenze dal lavoro per malattia. «Parte di quel risparmio - conclude
lo psicologo - potrebbe essere investita in servizi offerti nell’ambito
del sistema sanitario pubblico a chi ne ha bisogno».
Nessun commento:
Posta un commento