martedì 2 aprile 2013

L’alimentazione e i tumori

 

Quanto incidono le abitudini alimentari sul rischio di sviluppare un tumore? 

Un numero crescente di studi sta dimostrando l'importanza di una sana alimentazione nella prevenzione del cancro. Non è facile fare calcoli precisi, ma l'American Institute for Cancer Research ha calcolato che le cattive abitudini alimentari sono responsabili di circa tre tumori su dieci.
In alcuni casi ciò dipende dalla presenza in alcuni cibi di sostanze che favoriscono lo sviluppo della malattia:

  • i nitriti e i nitrati utilizzati per la conservazione dei salumi, per esempio, facilitano la comparsa del tumore dello stomaco, tanto che in Italia questa malattia è più diffusa nelle regioni in cui il consumo di questi prodotti è maggiore;
  • talvolta gli alimenti in sé non sarebbero dannosi, ma possono essere contaminati da sostanze come le aflatossine, liberate da determinate muffe nel mais o in altre granaglie e legumi mal conservati. Tale contaminazione è più frequente nei Paesi in via di sviluppo, dove le aflatossine sono responsabili di una quota rilevante di tumori del fegato;
  • più in generale gli studi epidemiologici hanno dimostrato che un'alimentazione ricca di grassi e proteine animali favorisce la comparsa della malattia, mentre la preferenza per gli alimenti ricchi di fibre, vitamine e oligoelementi, come cereali integrali, legumi e verdure, sembra avere un effetto protettivo.

Ci sono ormai molte prove che una sana alimentazione vada adottata fin dalla più tenera età, ma non è mai troppo tardi per cambiare menu e, secondo alcune ricerche, anche le persone alle quali è stato già diagnosticato il cancro possono trarre vantaggio da una dieta più sana.

Fonte: AIRC

martedì 26 marzo 2013

martedì 12 marzo 2013

Tumore al seno

Cos'è

Il seno è costituito da un insieme di ghiandole e tessuto adiposo ed è posto tra la pelle e la parete del torace.
In realtà non è una ghiandola sola, ma un insieme di strutture ghiandolari, chiamate lobuli, unite tra loro a formare un lobo.  In un seno vi sono da 15 a 20 lobi. Il latte giunge al capezzolo dai lobuli attraverso piccoli tubi chiamati dotti galattofori (o lattiferi).
Il tumore del seno è una malattia potenzialmente grave se non è individuata e curata per tempo. È dovuto alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne.
Ciò significa che hanno la capacità di staccarsi dal tessuto che le ha generate per invadere i tessuti circostanti e, col tempo, anche gli altri organi del corpo. In teoria si possono formare tumori da tutti i tipi di tessuti del seno, ma i più frequenti nascono dalle cellule ghiandolari (dai lobuli) o da quelle che formano la parete dei dotti.

Tipologie

Sono due i tipi di cancro del seno: le forme non invasive e quelle invasive.
Le forme non invasive sono due:
  • il carcinoma duttale in situ  (o CDIS): è una forma iniziale di cancro al seno limitata alle cellule che formano la parete dei dotti. Se non viene curata può diventare invasiva.
  • il carcinoma lobulare in situ  (CLIS): benché anche questo tipo di tumore non sia invasivo, è un segnale di aumentato rischio di formare tumori in ambedue i seni.
Le forme invasive sono due:
  • il carcinoma duttale infiltrante: si chiama così quando supera la parete del dotto. Rappresenta tra il 70 e l'80 per cento di tutte le forme di cancro del seno.
  • il carcinoma lobulare infiltrante: si chiama così quando il tumore supera la parete del lobulo. Rappresenta il 10-15 per cento di tutti i cancri del seno. Può colpire contemporaneamente ambedue i seni o comparire in più punti nello stesso seno.

Evoluzione

IIl tumore del seno viene classificato in cinque stadi.
  • Stadio 0: è chiamato anche carcinoma in situ. Può essere di due tipi:
    • Carcinoma lobulare in situ: non è un tumore aggressivo ma può rappresentare un fattore di rischio per la formazione successiva di una lesione maligna.
    • Carcinoma duttale in situ: colpisce le cellule dei dotti e aumenta il rischio di avere un cancro nello stesso seno.
  • Stadio I: è un cancro in fase iniziale, con meno di 2 cm di diametro e senza coinvolgimento dei linfonodi.
  • Stadio II: è un cancro in fase iniziale di meno di 2 cm di diametro che però ha già coinvolto i linfonodi sotto l'ascella; oppure è un tumore di più di 2 cm di diametro senza coinvolgimento dei linfonodi.
  • Stadio III: è un tumore localmente avanzato, di dimensioni variabili, ma che ha coinvolto già anche i linfonodi sotto l'ascella, oppure che coinvolge i tessuti vicini al seno (per esempio la pelle).
  • Stadio IV: è un cancro già metastatizzato che ha coinvolto altri organi al di fuori del seno.
Se il tumore viene identificato allo stadio 0, la sopravvivenza a cinque anni nelle donne trattate è del 98 per cento, anche se le ricadute variano tra il 9 e il 30 per cento dei casi, a seconda della terapia effettuata. Se i linfonodi sono positivi, cioè contengono cellule tumorali, la sopravvivenza a cinque anni è del 75 per cento.

Nel cancro metastatizzato, cioè quello che ha già colpito altri organi al di fuori del seno (in genere i polmoni, il fegato e le ossa), la sopravvivenza media delle pazienti curate con chemioterapia è di due anni, ma ciò significa che vi sono casi in cui la sopravvivenza è molto più lunga, anche fino a dieci anni.

Sintomi

In genere le forme iniziali di tumore del seno non provocano dolore.  Uno studio effettuato su quasi mille donne con dolore al seno ha dimostrato che solo lo 0,4 per cento di esse aveva una lesione maligna, mentre nel 12,3 per cento erano presenti lesioni benigne (come le cisti) e nel resto dei casi non vi era alcuna lesione.
Il dolore era provocato solo dalle naturali variazioni degli ormoni durante il ciclo.
Da cercare, invece, sono gli eventuali noduli palpabili o addirittura visibili. La metà dei casi di tumore del seno si presenta nel quadrante superiore esterno della mammella.
Importante segnalare al medico anche alterazioni del capezzolo (in fuori o in dentro), perdite da un capezzolo solo (se la perdita è bilaterale il più delle volte la causa è ormonale), cambiamenti della pelle (aspetto a buccia d'arancia localizzato) o della forma del seno.
La maggior parte dei tumori del seno, però, non dà segno di sé e si vede solo con la mammografia (nella donna giovane, tra i 30 e i 45 anni, con l'aiuto anche dell'ecografia).

Diagnosi

Il cancro del seno viene diagnosticato con la mammografia (nella donna giovane, tra i 30 e i 45 anni, con l'aiuto anche dell'ecografia).
L'eventuale identificazione di noduli o formazioni sospette porta in genere il medico a consigliare una biopsia, che può essere eseguita direttamente in sala operatoria o in ambulatorio con un prelievo mediante un ago inserito nel nodulo.
In tal modo si analizzano le cellule e si può stabilire con certezza la natura della malattia.

Come si cura

Quasi tutte le donne con un tumore del seno, indipendentemente dallo stadio, subiscono un intervento chirurgico per rimuovere i tessuti malati.
Nei casi in cui ciò è possibile si ricorre alla chirurgia conservativa, cioè si salva il seno, ma si asporta tutta la parte in cui si trova la lesione. Questa tecnica è chiamata anche quadrantectomia perché in genere si toglie un quadrante di seno, e deve essere seguita da una radioterapia per maggiore sicurezza.
Durante l'intervento il chirurgo può anche procedere ad asportare i linfonodi dell'ascella. Per sapere se questi sono coinvolti si usa sempre più spesso la tecnica del linfonodo sentinella, cioè si identifica il linfonodo più vicino al tumore e, se questo risulta privo di cellule tumorali all'analisi al microscopio, non si toccano gli altri, altrimenti si procede allo svuotamento del cavo ascellare.
Talvolta è necessario asportare più di un quadrante di seno: in questo caso si parla di mastectomia parziale o segmentale e anch'essa viene fatta seguire dalla radioterapia. Nelle forme iniziali di cancro (stadio I e II), la quadrantectomia seguita da radioterapia è altrettanto efficace dell'asportazione del seno. La maggior parte delle pazienti con carcinoma duttale in situ segue lo stesso percorso.
Forme più avanzate di cancro vengono trattate con l'asportazione dell'intero seno, secondo una tecnica chiamata mastectomia radicale modificata, che prevede l'asportazione della ghiandola, dei linfonodi sotto l'ascella, di parte o di tutto il muscolo pettorale e spesso anche della pelle sovrastante.
Sia con la chirurgia conservativa e sia nel caso di mastectomia è possibile procedere alla ricostruzione del seno: se la donna deve sottoporsi a radioterapia si tende ad aspettare la fine di questa cura, che può interferire con la cicatrizzazione, altrimenti si procede alla plastica del seno nel corso dell'intervento stesso.
In alcuni centri in cui è possibile eseguire la cosiddetta radioterapia intraoperatoria, ovvero l'irradiazione dell'area colpita dal tumore durante l'operazione stessa, la ricostruzione può essere immediata.  Malgrado l'asportazione chirurgica del tumore, c'è sempre il rischio di una ricaduta dovuta a cellule microscopiche staccatesi dalla massa d'origine e sparse per il corpo. Per questa ragione alla maggior parte delle pazienti viene proposta una terapia con farmaci anticancro in grado di eliminarle.
Anche nei casi iniziali di cancro (stadio I e II), la chemioterapia è utile, forse persino più che nelle forme avanzate dato che il tumore non ha potuto fare molti danni e quindi il guadagno, in termini di anni di sopravvivenza, è maggiore. Negli ultimi anni si è diffuso anche l'uso della chemioterapia neoadiuvante, ovvero somministrata prima dell'intervento per ridurre la dimensione e l'aggressività del tumore.
La radioterapia dura pochi minuti e va ripetuta per cinque giorni la settimana, fino a sei settimane di seguito. In genere il trattamento radioterapico può essere combinato a farmaci.
Quando un tumore del seno viene asportato, viene mandato in laboratorio per studiare la presenza di vari recettori, in particolare dei recettori per gli estrogeni e per il progesterone, due degli ormoni femminili.  Le pazienti il cui tumore è positivo per i recettori degli estrogeni possono utilizzare farmaci che bloccano gli estrogeni come il tamossifene, che viene prescritto in pillole per cinque anni dopo l'intervento. Questo farmaco riduce drasticamente le ricadute, ma ha alcuni effetti collaterali dato che induce, di fatto, una menopausa su base chimica.
Vengono utilizzati anche altri farmaci con la stessa funzione, chiamati inibitori delle aromatasi, per ora riservati alle donne che sono già in menopausa. Il tumore viene esaminato dall'anatomo patologo anche per individuare la presenza di un recettore chiamato HER-2/neu.  Se questo è presente in grandi quantità, è maggiore il rischio di incorrere in una ricaduta. Per questa ragione si propone, da qualche anno, alle donne positive per questo esame, di prendere un farmaco biologico chiamato trastuzumab, una sostanza che blocca i recettori e impedisce al tumore di crescere. Altri farmaci biologici sono allo studio.

Chi è a rischio

Vi sono diversi fattori di rischio per il cancro al seno, alcuni dei quali prevenibili.
L'età : più dell'80 per cento dei casi di tumore del seno colpisce donne sopra i 50 anni.
La familiarità : circa il 10 per cento delle donne con tumore del seno ha più di un familiare stretto malato (soprattutto nei casi giovanili).
Vi sono anche alcuni geni che predispongono a questo tipo di tumore: sono il BRCA1 e il BRCA2. Le mutazioni di questi geni sono responsabili del 50 per cento circa delle forme ereditarie di cancro del seno e dell'ovaio.
Gli ormoni: svariati studi hanno dimostrato che un uso eccessivo di estrogeni (gli ormoni femminili per eccellenza) facilitano la comparsa del cancro al seno. Per questo tutti i fattori che ne aumentano la presenza hanno un effetto negativo e viceversa (per esempio, le gravidanze, che riducono la produzione degli estrogeni da parte dell'organismo, hanno un effetto protettivo).
Le alterazioni del seno, le cisti e i fibroadenomi che si possono rilevare con un esame del seno non aumentano il rischio di cancro. Sono invece da tenere sotto controllo i seni che alle prime mammografie dimostrano un tessuto molto denso o addirittura una forma benigna di crescita cellulare chiamata iperplasia del seno.
Anche l'obesità  e il fumo  hanno effetti negativi.

Se il disturbo è benigno

Molte donne di età compresa tra i 30 e i 50 anni mostrano segni di displasia mammaria, un'alterazione benigna dei tessuti del seno che non ha nulla a che vedere col tumore ma che può suscitare qualche preoccupazione al momento della diagnosi. Esistono diverse forme di displasia, la più comune delle quali è la malattia fibrocistica.

Nella displasia fibrocistica a piccole cisti, più frequente tra i 30 e i 40 anni, sono presenti cisti piccole, ripiene di liquido, più evidenti durante il periodo premestruale. Può essere presente dolore. Nella displasia a grosse cisti, più frequente nelle donne tra i 40 e i 50 anni, si osserva la presenza di una o più grandi cisti, di forma rotondeggiante, a contenuto liquido.

Il tumore benigno più frequente è, invece, il fibroadenoma  che compare soprattutto tra i 25 e i 30 anni. Si presenta come un singolo nodulo, duro e molto mobile, generalmente doloroso.
I sintomi che accompagnano le displasie e i fibroadenomi sono:
• senso di tensione al seno;
• dolore della mammella;
• comparsa di noduli che la donna può "sentire" con la mano.
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Quanto è diffuso

Il tumore del seno colpisce 1 donna su dieci nell'arco della vita. È il tumore più frequente nel sesso femminile e rappresenta il 25 per cento di tutti i tumori che colpiscono le donne.

È la prima causa di mortalità per tumore nel sesso femminile, con un tasso di mortalità del 17 per cento di tutti i decessi per causa oncologica.

Dott. Alberto Luini/AIRC







venerdì 8 marzo 2013

mercoledì 6 marzo 2013

Incontri



In Regione Friuli Venezia Giulia in riferimento alla 1^ Legge n°18/2012
sulla “Tutela delle Donne affette da endometriosi”.
La Regione FVG ha dedicato al 9 marzo la giornata sull’endometriosi
L’ Associazione endometriosi FVG onlus ha organizzato per voi 2 eventi.

-          La mattina Conosce - endo informazione ai ragazzi e ragazze a Udine.
-          Il Pomeriggio  Donne, lavoro ed endometriosi
Tavola Rotonda a Pordenone  esperti a disposizione.

Vi aspettiamo numerosi!!!
Presidente Sonia Manente
Associazione endometriosi FVG onlus

Per info: Cell. 330/204653

lunedì 18 febbraio 2013

Settimana Europea della consapevolezza dell’endometriosi



Fai sentire anche la tua voce

Settimana Europea della consapevolezza dell’endometriosi
04 - 10 marzo 2013

Sono circa 176 milioni in tutto il mondo le donne affette da endometriosi. Una malattia invalidante che può avere un effetto devastante sulla qualità della vita della donna, tanto da metterne a rischio la fertilità.

Data la sua diffusione è necessario mettere in pratica azioni educative, di formazione e prevenzione ad ampio raggio.

Aiutaci a moltiplicare la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul problema endometriosi, una malattia ancora poco conosciuta e sottovalutata.

Puoi scaricare, stampare e distribuire il volantino che trovi nel post del sito www.assoendometriosi.it riguardante la "Settimana Europea della consapevolezza dell’endometriosi".

Sosteniamo anche tu la salute delle donne!!

Grazie di cuore.

Sonia Fiorini
Presidente


mercoledì 13 febbraio 2013

Ricette: Bomboloni

 

Bomboloni 
















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I bomboloni sono golose frittelle tonde, gonfie e morbide a cui non si può resistere.
Preparate ovunque, di solito i bomboloni vengono vendute da simpatici ambulanti sulle spiagge di tutta Italia!
Per preparare i bomboloni bisogna realizzare un impasto lievitato, aromatizzato con scorza di limone, ritagliare dei dischi di impasto, farli lievitare ancora un’oretta e poi friggerli in olio di semi bollente.
Ancora caldi vanno rotolati nello zucchero semolato, in modo da ricoprire tutta la superficie e infine a piacere si possono riempire con crema pasticcera.
I bomboloni sono perfetti per una colazione sostanziosa o per una sfiziosa merenda!
 

  • Difficoltà:
    Bassa
  • Cottura:
    5 min
  • Preparazione:
    45 min 
  • Costo:
    Bassa
Nota Aggiuntiva: Più almeno 4 ore per la lievitazione

Ingredienti per 14 bomboloni

    • Zucchero

    semolato 50 gr
    • Burro

    a temperatura ambiente 100 gr
    • Lievito di birra

    12 gr
    • Sale

    10 gr
    • Latte

    tiepido 200 gr
    • Limoni

    scorza grattugiata di 1
    • Olio di semi

    q.b. per friggere
    • Uova

    tuorli 40 gr
    • Uova

    intere 50 gr
    • Zucchero

    semolato q.b. per ricoprire
    • Farina

    tipo manitoba 500 gr più q.b. per la spianatoia
    • CremaCrema pasticcera

    mezzo litro 
  • Preparazione


    Bomboloni
     
Per preparare i bomboloni, sciogliete il lievito di birra in poco latte tiepido preso dalla dose totale (1). Sbattete le uova con un frustino o una forchetta nel latte restate (2) e tenetelo da parte. Nella tazza della planetaria setacciate la farina e unitevi lo zucchero, il sale e la scorza grattugiata di un limone, mescolate le polveri e aggiungete il composto di latte e uova (3). Azionate il braccio della planetaria con il gancio a foglia e lasciate impastare per 5 minuti (se non possedete una planetaria potete impastare a mano).
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Bomboloni
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Unite il lievito disciolto nel latte (4) e continuate ad impastare per altri 2 minuti. A questo punto aggiungete il burro, ammorbidito a temperatura ambiente, un pezzetto alla volta, continuando a impastare, facendo attenzione ad aggiungere il pezzetto successivo quando il precedente sarà stato assorbito (5). Impastate così fino all’ultimo pezzetto di burro e aggiungete della farina un po’ alla volta fino a quando l’impasto si sarà staccato dalle pareti: dovrà risultare molto morbido, ma asciutto. Trasferitelo su di una spianatoia per dargli un forma tonda (6) e sistematolo in una ciotola, coprendolo con una pellicola. Lasciatelo lievitare in forno con la luce accesa per circa 3h. 
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Bomboloni
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Una volta che l’impasto avrà raddoppiato di volume (7), stendetelo (senza impastarlo)  con l’aiuto di un matterello, fino ad ottenere una sfoglia altra circa 2 cm (8). Con un tagliapasta dal diametro di 7-8 cm ritagliate dei dischi di pasta (9), 
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Bomboloni
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che sistemerete su un vassoio, foderato di carta forno e spolverizzato con la farina. Coprite con la pellicola e lasciate lievitare ancora per un'ora (10). Scaldate l’olio e quando avrà raggiunto la temperatura di 170° circa (aiutatevi con un termometro da cucina) immergete i bomboloni e rigirateli un paio di volte (11-12). Se volete potete cuocere i bomboloni in forno (vedi consiglio). 
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Bomboloni
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Quando i bomboloni saranno ben dorati, scolateli con una schiumarola e passateli nello zucchero semolato (13), fino a ricoprire tutta la superficie (14). Quando saranno tiepidi farciteli con la crema pasticcera per la ricetta), con l'aiuto di una sac-à-poche dal beccuccio a siringa (15) e servite ancora caldi i vostri bomboloni! 
 
Fonte: Giallo Zafferano

martedì 5 febbraio 2013

SERATA INFORMATIVA SULL’ ENDOMETRIOSI Malattia del III° millennio

In Friuli Venezia Giulia si stima che circa 17.000 donne in età fertile soffrono di
endometriosi. Il 70% delle adolescenti che soffrono di dolore mestruale severo
nel tempo, possono essere soggette all'endometriosi.
Il 10% delle Donne in età fertile soffrono di Endometriosi.
La diagnosi purtroppo è ancora tardiva va dai 7 agli 8 anni.
Il Friuli Venezia Giulia è la 1^ Regione in Italia
a deliberare la 1^ Legge sull’endometriosi


IL COMUNE DI TAVAGNACCO
Assessorati alle Pari Opportunità ed alle Politiche Sociali
in collaborazione con
L’ASSOCIAZIONE ENDOMETRIOSI FVG ONLUS
L’ASSOCIAZIONE FRIULIANA DONATORI SANGUE

Sezione di Tavagnacco e Sezione di Molin Nuovo
L’ASSOCIAZIONE DONATORI ORGANI
Sezione di Tavagnacco
ed il Patrocinio della Regione Friuli Venezia Giulia
ORGANIZZA


Giovedì 7 febbraio 2013 ore 20.30
Sala Consiliare EGIDIO FERUGLIO Piazza Indipendenza (Feletto)
 
Programma:

Saluto delle autorità
prof. Mario Pezzetta, Sindaco di Tavagnacco
 
Presentazione
Associazione endometriosi FVG onlus
 
Presidente Sonia Manente
La 1^ Legge in Regione ed in Italia sull'endometriosi
1° Traguardo per tutte le Donne
 
Cos'è l'endometriosi: cause e difficoltà
dott. Giuliano Auber (ginecologo Trieste)
 
Endometriosi malattia sociale
dott.ssa Gabriella Vaglieri
 
Interventi liberi

LA CITTADINANZA E’ INVITATA A PARTECIPARE

giovedì 24 gennaio 2013

Le cure Termali

Cure Termali 


Terme di Salsomaggiore e 

di Tabiano S.p.A.

L'acqua salsobromoiodica, i fanghi e l'Acqua Madre sono gli unici " farmaci naturali" ammessi alle Terme di Salsomaggiore per prevenire e combattere molti disturbi di carattere infiammatorio cronico che riguardano le ossa ed i muscoli, le vie respiratorie, la circolazione del sangue , i problemi femminili, le gengiviti e le paradontosi.
Studi scientifici hanno dimostrato che i trattamenti termali migliorano la funzionalità del nostro organismo e portano ad una riduzione dell'assunzione di farmaci.
Le cure termali sono in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale e si eseguono nello stabilimento " Luigi Zoja" o negli alberghi della Città di Salsomaggiore con reparto termale interno. 

Convenzione S.S.N.


CONVENZIONE SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE
In base alle norme in vigore il cittadino ha diritto di usufruire di un ciclo di cure all’anno nella stazione termale prescelta.
E’ sufficiente presentarsi con l'impegnativa del proprio medico di famiglia, completa di diagnosi e tipologia di cure da eseguire (2 riferite ad una sola diagnosi), documento d’identità, codice fiscale e libretto sanitario.
Il ticket è di € 50,00  per tutti coloro che hanno un’età compresa tra i 6 e i 65 anni e si paga al momento dell’arrivo.
Si pagano solo € 3,10 di ticket se si appartiene ad una delle seguenti categorie:
- oltre i 65 anni e al di sotto dei 6, fino ad un reddito globale di € 36.152,00
- disoccupati e familiari a carico, fino ad un reddito globale di € 8.263,31, aumentato a
   €  11.362,05 in presenza di coniuge e di ulteriori €  516,00  per ogni figlio a carico
- titolari di assegno sociale e familiari a carico
-titolari di pensione al minimo, con più di 60 anni, e familiari a carico fino ad un reddito globale di € 8.263,31, aumentato a €  11.362,05 in presenza di coniuge e di ulteriori €  516  per ogni figlio a carico
Nota Bene: per usufruire delle esenzioni ticket a partire dal 1° maggio 2011 sarà necessario presentare l'impegnativa riportante il corretto codice di esenzione indicato direttamente dal proprio medico. Non saranno da questa data più valide le autocertificazioni.

Per le cure termali come bagni, fanghi e massaggi è prevista la prenotazione oraria.
La prenotazione è gratuita, se assegnata dal personale delle Terme nelle fasce orarie disponibili in quel momento. Viene assegnata per sei giorni consecutivi e poi rinnovata per altri sei.
La prenotazione prevede un supplemento di 20,00 €., se viene effettuatta al momento dell’arrivo per 12 giorni consecutivi e nella fascia oraria scelta dal cliente.
La prenotazione oraria può essere fatta telefonicamente (NUMERO VERDE 800 861 385), con un anticipo di 15 giorni sull’arrivo a Salsomaggiore, in questo caso sono richiesti 41,00 €. da inviare per vaglia postale a Terme di Salsomaggiore.
L’annullamento della prenotazione deve essere comunicato tempestivamente.
CONVENZIONE INPS Le modalità per poter usufruire di queste prestazioni ed ogni altra informazione in merito sono rintracciabili nel sito cure termali INPS
CONVENZIONE COL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE 
Le cure in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale e le diagnosi più comuni del D.M. 15/12/1994

Diagnosi Artroreumatica
(osteoporosi ed altre forme degenerative, reumatismi extra articolari) 12 Fanghi + 12 Bagni o 12 Bagni terapeutici
Diagnosi Ginecologica
(annessite, infiammazioni pelviche, isterectomia, salpingite, metriti, ovariti, sterilità secondaria a segiuto di interventi) 12 Irrigazioni Vaginali con bagno
Diagnosi Respiratoria (A)
( Rinite vasomotoria, allergica, faringolaringiti croniche, sinusiti croniche e sindromi rinosinusitiche bronchiali croniche) 24 Cure Inalatorie
Diagnosi Respiratoria (B)
(bronchite cronica, B.P.C.O., bronchiectasie, broncopneumopatia cronica asmatiforme) 12 Ventilazioni polmonari e 18 Cure Inalatorie
Diagnosi di Sordità
(stenosi tubarica, ipoacusia rinogena, otite media secretiva, otite catarrale) Visita specialistica + esame audiometrico + 12 Insufflazioni endotimpaniche + 12 Cure Inalatorie
Diagnosi Flebologica
(postumi di flebopatie di tipo cronico, insufficienza venosa cronica, varici arti inferiori, postumi di intervento chirurgico vascolare periferico) 12 bagni con ozono o idromassaggio + Doppler + ECG + 6 esami di laboratorio

Fonte
http://www.termedisalsomaggiore.it/it/12-cure-termali-in-convenzione-con-il-servizio-sanitario-nazionale/

martedì 15 gennaio 2013

I FARMACI GENERICI. Cosa è un farmaco generico.

Il farmaco generico è un farmaco non più coperto da brevetto, che al posto del nome commerciale ha il nome del principio attivo seguito dal nome dell’azienda farmaceutica che lo produce.

I farmaci generici hanno le stesse indicazioni terapeutiche, posologia e forse la stessa efficacia e sicurezza del farmaco di “marca”.
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Piccolo glossario tecnico tanto per essere più chiari. Principio attivo:
E' la sostanza attiva presente in ogni farmaco, cioè il prodotto che induce l’effetto farmacologico. Il nome del principio attivo fa spesso riferimento alle sue caratteristiche chimiche, e gli è attribuito al momento della scoperta. 
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Nome commerciale:
E’ il nome di fantasia che è attribuito al farmaco dalla ditta che lo produce. Spesso il nome commerciale allude o all’attività farmacologia o alle caratteristiche chimico fisiche. Prodotti aventi lo stesso principio attivo possono avere diversi nomi commerciali, es. l’ac. Acetil salicilico (principio attivo) ha diversi nomi commerciali: aspirina, cardioaspirina, bufferin, aspirinetta…).
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Brevetto sui farmaci:
La copertura brevettale dei farmaci, 15 anni in Italia, è l’intervallo di tempo entro il quale la ditta che ha brevettato il farmaco mantiene l’esclusività nella commercializzazione.
Questo non esclude, che la ditta che detiene il brevetto, non possa cedere dietro compenso (royalty) la produzione ad altre ditte farmaceutiche.
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Biodisponibilità: capacità che ha una forma farmaceutica, di far raggiungere una certa concentrazione plasmatica di principio attivo in un determinato tempo
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Costo dei farmaci generici:
I farmaci generici costano almeno il 20% in meno rispetto ai farmaci di “marca”. Questo costo inferiore è dovuto al fatto che questi farmaci contengono principi attivi non più coperti da brevetto, quindi le ditte produttrici di farmaci generici devono sostenere solo le spese di produzione e non quelle di ricerca.
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Bioequivalenza, controllo qualità, reperibilità 
L’efficacia di un farmaco dipende sia dal dosaggio del principio attivo sia dalla biodisponibilità. Il controllo di qualità o di produzione, consentono, se applicati con efficacia, di avere un prodotto con standard di qualità costanti.
La sicura reperibilità in farmacia è un fattore importante per soddisfare sia le esigenze del medico prescrittore che quelle del paziente. Un farmaco generico dovrebbe avere la medesima bioequivalenza, un sicuro controllo di qualità ed un’ottima distribuzione per essere all’altezza di un farmaco di “marca”.
Il caso Ratiopharm. La Ratiopharm è la più grande azienda farmaceutica tedesca, e la più importante realtà europea per lo sviluppo e la produzione dei farmaci generici.
Dai depliants informativi l’azienda afferma che più del 10% delle risorse umane è impegnato nel controllo qualità, con l’intento che i farmaci generici Ratiopharm possano vantare l’assoluta bioequivalenza rispetto ai corrispondenti farmaci di “marca”.
La ditta in uno studio sulla bioequivalenza dei suoi farmaci ha dimostrato che i valori medi delle concentrazioni plasmatiche sono perfettamente sovrapponibili ai farmaci di “marca”.
Gli studi presentati riguardano i seguenti farmaci:
Generico Ratiopharm Corrispondente farmaco di “marca”
Verapamil 80 mg Ratiopharm Isoptin 80
Propafenone 150 mg Ratiophatm Rytmonorm 150
Diltiazem 60 mg Ratiopharma Tildiem 60
Atenololo 100 mg Ratiopharm Tenormin
Atenololo-Clortalidone Rathioparm Tenoretic
Fluoxetina Rathiopharm Prozac
Alprazolan Ratiopharm Xanax
Ranitidine 150 mg Ratiopharm Ranidil 150
Riclopidina Ratiopharm Tiklid
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Consiglio del farmacista
I farmaci generici sono nati con l’intento di far risparmiare soldi al Servizio Sanitario Nazionale e ai pazienti. Si è calcolato che mediamente una famiglia italiana, utilizzando i farmaci generici, potrebbe risparmiare € 60 l’anno. Se l’uso di questi prodotti si diffondesse maggiormente, il risparmio per le casse dello stato sarebbero rilevanti.
Una maggior diffusione dei farmaci generici sarebbe auspicabile, ma diversi sono i fattori che lo impediscono: la naturale diffidenza degli italiani, la mancanza di informazioni per i medici di base e i cittadini, il nome “farmaco generico”. Rimuovere la diffidenza che hanno i cittadini verso le novità in campo sanitario è veramente difficile.
Le continue truffe organizzate dalle ditte farmaceutiche, i medici, i farmacisti, i dipendenti del Ministero della Salute, verso il S.S.N. non invogliano i cittadini ad avere fiducia verso le innovazioni. Le ditte produttrici di generici non svolgono con sufficienza, salvo qualche lodevole eccezione, una capillare opera di informazione tecnica scientifica.
Il nome generico è sinonimo di non specifico, questo può indurre le persone più semplici a pensare che i farmaci generici non siano identici a quelli di marca.
Sarebbe stato auspicabile chiamarli con il loro vero nome: “farmaci senza brevetto”. Il mio consiglio finale è: farmaco generico sì, ma di qualità. L’unica ditta che in questo momento fornisce tutte le garanzie necessarie è la Ratiopharm.
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Legislazione dei farmaci generici. 
I medicinali non coperti da brevetto sul principio attivo, aventi uguale composizione in principi attivi, forma farmaceutico, via di somministrazione, modalità di rilascio, numero di unità posologiche e dosi unitarie uguali, sono rimborsati ai farmacisti convenzionati col S.S.Regionale fino alla concorrenza del prezzo più basso del corrispondente prodotto disponibile nel normale ciclo distributivo regionale.
Il farmacista in assenza dell’indicazione di non sostituibilità del farmaco prescritto da parte del medico e dopo aver informato l’assistito, consegna a quest’ultimo il farmaco avente il prezzo più basso o comunque inferiore o uguale a quello di riferimento indicato all’allegato.
Nel caso in cui il medico apponga sulla ricetta l’indicazione di non sostituibilità o il cittadino non accetti la sostituzione, la differenza fra il prezzo di riferimento indicato nell’allegato “Elenco dei principi attivi con prezzi di riferimento” ed il prezzo del farmaco prescritto è a carico dell’assistito con l’eccezione dei pensionati di guerra titolari di pensione vitalizia.
Norme di salvaguardia (sono norme che possono variare da regione a regione, quella riportata è in vigore nel Lazio). Nel caso non sia possibile consegnare all’assistito il farmaco avente prezzo inferiore od uguale a quello di riferimento perché non disponibile nel ciclo distributivo, il farmacista dispenserà il farmaco disponibile avente il prezzo immediatamente superiore al prezzo di riferimento (il più basso possibile).
Su tale farmaco l’assistito non dovrà corrispondere la differenza dal prezzo di riferimento, mentre sarà dovuta la quota di compartecipazione di € 1,00 quando il farmaco abbia prezzo superiore a € 5,00. Continueranno ad essere esclusi dal pagamento della quota di compartecipazione di € 1,00 le categorie esenti.
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Dott: Cesare Augusto De Silvestri