martedì 31 gennaio 2012

Dal ginecologo già a 13-15 anni


Fonte: Italia Salute

Dal ginecologo già a 13-15 anni
In Italia, secondo un recente studio dello Iard (Istituto di ricerca sui processi culturali, educativi e formativi), tre donne su dieci rimandano fino ai trent’anni la prima visita. Di solito si considera come indicazione più corretta far coincidere la prima visita dal ginecologo con l’inizio dell’attività sessuale, ma può essere anticipata in caso di disturbi come mestruazioni dolorose o menarca troppo precoce.
La nuova raccomandazione dell'American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) pubblicata su Obstetrics and Gynecology è che le adolescenti dovrebbero avere la loro prima visita ginecologica già a 13 - 15 anni, anche se il primo Pap-test solitamente viene prescritto più tardi.
Due anni fa, la American Cancer Society ha cambiato le proprie raccomandazioni per quanto riguarda il primo Pap-test, vale a dire entro 3 anni dopo l'inizio dell'attività sessuale e, in ogni caso, entro i 21 anni.
Secondo l'ACOG, però, c'è il rischio che questa indicazione venga interpretata da ragazze e genitori come un messaggio teso a non considerare necessarie visite ginecologiche sistematiche prima del pap-test. Per questo ha preferito raccomandare ai medici di sollecitare una visita ostetrico-ginecologica prima dell'inizio dell'attività sessuale e di sottolineare la differenza fra un Pap-test e la visita annuale.
Anche se alla prima visita non c'è l'esame pelvico, il medico può fornire le informazioni fondamentali circa l'esigenza di test per la diagnosi delle malattie sessualmente trasmesse cui si può andare incontro quando comincerà l'attività sessuale.
L'ACOG, inoltre, suggerisce ai medici di non soffermarsi semplicemente sull'età del primo rapporto sessuale quando si tratta di consigliare il Pap-test. Se si sono avuti precedenti episodi di malattie sessualmente trasmesse, più partner sessuali, deficit immunitari, il rischio di infezione da papillomavirus umano è superiore.
Ciò che è importante, dunque, è la storia sessuale del soggetto, anche se bisogna ricordare che eventuali anormalità nelle cellule cervicali possono regredire spontaneamente e che terapie aggressive potrebbero mettere a rischio la fertilità: solo nei casi di gravi anormalità è il caso di intervenire con terapie mirate.

CLAMIDIA


CLAMIDIA

La Clamidia è una malattia sessualmente trasmissibile tra le più comuni, causata da un batterio, Chlamydia trachomatis. Anche se le manifestazioni sintomatiche sono molto leggere, tanto da non essere spesso riconosciute dalle persone che ne sono colpite, può essere comunque causa di seri danni all’apparato riproduttivo femminile, fino a dare infertilità. Nella maggior parte dei casi l’infezione interessa le donne, soprattutto le adolescenti e le giovani donne sessualmente attive.

La Clamidia si trasmette attraverso i rapporti sessuali di ogni tipo, vaginali, anali e orali. Una donna infetta può però trasmetterla, attraverso il parto, anche al figlio neonato, causando un’infiammazione agli occhi e all’apparato respiratorio. E’ infatti una delle prime cause di congiuntivite e di polmonite nei neonati.

Se non trattata, l’infezione può progredire causando conseguenze sia a breve che a lungo termine, che possono, come i sintomi, rimanere ‘silenti’. Nelle donne, la manifestazione più tipica dell’infezione è l’infiammazione pelvica (pelvic inflammatory disease, PID) che interessa quasi la metà delle donne che non hanno seguito alcun trattamento. La PID può causare danno permanente alle tube, all’utero e ai tessuti circostanti, con conseguente dolore cronico, infertilità e possibilità di gravidanze extrauterine. Le donne affette da Clamidia hanno una probabilità di rischio di contrarre il virus dell’AIDS cinque volte più alta.

Gli uomini di solito non subiscono danni permanenti, anche se un recente studio pubblicato da un’equipe svedese afferma che esiste una correlazione tra l’infezione di Clamidia negli uomini e la loro sterilità. A volte però l’infezione può interessare l’epididimo, causando dolore, febbre e, in qualche caso, sterilità.

Molto raramente, l’infezione può avere conseguenze più serie, come una forma di artrite accompagnata da lesioni epidermiche e infiammazione agli occhi e all’uretra, una condizione definita sindrome di Reiter.
SintomiLa Clamidia è definita una infezione silenziosa, perché nella grande maggioranza dei casi i sintomi non sono evidenti, e se si manifestano è solitamente da una a tre settimane dopo l’infezione.
Nelle donne, il batterio infetta la cervice e l’uretra, causando perdite vaginale anomale o una fastidiosa sensazione di irritazione. L’infezione si espande poi alle tube, causando in alcune persone dolori addominali al basso ventre, alla schiena, nausea, febbre e perdite sanguinolente anche al di fuori del ciclo mestruale. Dalla cervice, l’infezione può eventualmente espandersi al retto.

Negli uomini, i sintomi possono manifestarsi come perdite dal pene o come sensazione di irritazione e prurito. Raramente, si hanno infiammazioni e ingrossamento dei testicoli.

Se trasmessa attraverso un rapporto anale, la Clamidia può infettare il retto e dare dolori, perdite e sanguinamenti. Se trasmessa attraverso un rapporto orale, può infettare la gola.
Prevenzione e trattamentoDate le possibili serie conseguenze ‘silenti’ dell’infezione, viene raccomandata una prassi preventiva con screening annuale per tutte le donne sessualmente attive sotto i 25 anni di età, o per le donne più vecchie che cambino frequentemente partner sessuali, e per tutte le donne in stato di gravidanza. Numerosi studi, secondo i CDC americani e il servizio di salute pubblica britannico, correlano la prassi dello screening alla riduzione della probabilità di PID.

La Clamidia è identificata grazie a due tipi di test in laboratorio, sia dal prelievo di tessuti infetti che da un campione delle urine.
Data la natura batterica dell’infezione, la Clamidia è trattabile con antibiotici. Oltre al soggetto interessato, è necessario che anche tutti i partner sessuali vengano testati per la presenza del batterio ed eventualmente trattati. Il rischio di re-infezione in pazienti esposti a soggetti infetti è molto elevato, e aumenta notevolmente la possibilità che le conseguenze dell’infezione siano molto serie. Le persone infette dovrebbero astenersi da qualsiasi attività sessuale ed effettuare un nuovo test tre-quattro mesi dopo la cura. L’uso di preservativi riduce notevolmente il rischio di infezione.

Fonte: EpiCentro 

Tiroide: sesso e fertilità


Tiroide: sesso e fertilità
Ecco i disturbi più diffusi e come influiscono sulla vita di tutti i giorni.
La tiroide è una piccola ghiandola a forma di farfalla posta immediatamente sotto il pomo di Adamo. Questa ghiandola gioca un ruolo molto importante nel controllo del metabolismo corporeo mediante la produzione degli ormoni tiroidei. Queste sostanze, tramite il circolo ematico, raggiungono ogni distretto del nostro organismo. 

La tiroide può influire negativamente sulla vita sessuale, in particolare se uno dei componenti della coppia è affetto da ipertiroidismo o ipotiroidismo, le patologie più diffuse dovute al malfunzionamento della tiroide. L’ipertiroidimo compare quando vi sono troppi ormoni tiroidei in circolo. La forma più comune di ipertiroidismo, il morbo di Graves - Basedow, è causata da disordini del sistema immunitario. Una delle conseguenze più comuni è l’ansia, che può portare nel maschio a casi di eiaculazione precoce (circa il 50% dei casi) e difetto del desiderio. In caso di ipertiroidismo, per la donna una delle conseguenze può essere l’infertilità. 
I principali sintomi possono essere frequenza cardiaca accelerata, nervosismo, sudorazione aumentata, debolezza muscolare, tremori alle mani, perdita di peso e di capelli. 

L’ipotiroidismo avviene invece quando vi sono pochi ormoni tiroidei in circolo e rallenta le funzioni corporee. Le donne ne sono più frequentemente affette rispetto agli uomini. I sintomi principali sono la sensazione di stanchezza e di freddo, riduzione della frequenza cardiaca e perdita di memoria. L’ipotiroidismo può causare l’aumento di peso e – in alcuni casi – stati depressivi. Le influenze negative portate dallo stato depressivo possono causare per l’uomo casi di disfunzione erettile. Vi è inoltre un aumento di prolattina, ormone prodotto dall’ipofisi, che può portare all’infertilità per l’uomo ed al blocco del ciclo mestruale per la donna. 

Uno stile di vita sano può prevenire il malfunzionamento della tiroide: movimento, sport e una dieta ricca di iodio (sale iodato o pesce) e povera di alcol e caffeina (contro l’ipertiroidismo) o di cavoli (ritenuti “gozzigeni”, che favoriscono cioè il gozzo) possono aiutare la tiroide a lavorare meglio. 

Gli esami diagnostici più comuni per ipertiroidismo, ipotiroidismo e gozzo sono gli esami del sangue e l’ecografia tiroidea. In alcuni casi può essere utile una scintigrafia tiroidea, esame strumentale che permetti di valutare forma e funzione della tiroide. 
Dott. Alessandro Pizzocaro
Fonte: HumanitasSalute

Australia. Isolate staminali adulte dell'utero


Australia. Isolate staminali adulte dell'utero
Isolate cellule staminali adulte dall'utero di donne, attraverso la scoperta di due molecole che permettono di identificarle e separarle dalle altre cellule: le staminali adulte cosi' isolabili sono la sorgente di cellule che ogni mese danno alla donna in eta' fertile le mestruazioni.
Il risultato, reso noto sulla rivista Human Reproduction, si deve a Caroline Gargett del Centre for Women s Health Research, presso la Monash University di Victoria in Australia.
Le cellule staminali adulte dell'utero sono state isolate grazie alla scoperta di due molecole, 'CD146' e 'PDGF-R ', identificate dal gruppo di ricerca australiano, grazie alle quali sara' quindi possibile prelevare questa preziosa fonte di staminali mesenchimali dall'endometrio di donne ed eventualmente usarle per numerose applicazioni cliniche in campo ginecologico, come la cura del prolasso uterino che affligge oltre una donna su due dopo il parto. Inoltre le staminali potranno essere studiate per scoprire come ogni mese si forma il flusso mestruale e per scoprire le cause di malattie come 
l'endometriosi.L'esistenza di staminali adulte nell'utero era cosa nota, visto che ogni mese questo tessuto si sviluppa in preparazione di un'eventuale gravidanza per poi essere eliminato col flusso mestruale se non c'e' stata fecondazione. Tuttavia finora era stato impossibile isolare queste staminali.
La chiave per farlo sono le due molecole, CD146 e PDGF-R , che i ricercatori australiani hanno scoperto essere il segno distintivo delle staminali mesenchimali dell'utero. Solo queste cellule infatti portano entrambe queste molecole sulla propria superficie. Grazie ad esse quindi con macchinari sofisticati di separazione cellulare sono state isolate le staminali dell'utero da tessuto di donne che erano state sottoposte ad isterectomia.
In laboratorio le cellule sono state testate dimostrando di essere staminali adulte a tutti gli effetti in grado di formare cellule adipose, muscolari, cartilaginee, ossee.
Potendole isolare cosi' facilmente le cellule staminali dell'utero potrebbero divenire utili per terapie cellulari in campo ginecologico. Inoltre poiche' ogni mese presiedono alla formazione dell'endometrio, le staminali isolate potrebbero svelare i segreti di una malattia molto diffusa, l'endometriosi.

Il gonfiore addominale


Il gonfiore addominale
del Dott. Raffaele Soccio
Ogni giorno nel nostro intestino si forma del gas, ma 
avere la pancia gonfia, può essere segno di altri disturbi intestinali

Ci sono argomenti di cui e’ difficile parlare. Eppure sono molte le persone che soffrono per un fastidioso eccesso di gas nella pancia. e che non sanno come liberarsi del problema. Parliamo in maniera seria e scientifica, senza cadere in facili ironie. Ogni giorno ognuno di noi produce dai 400 ai 1.200 ml. di gas, una variabilita’ legata alla proporzione di aria inghiottita e alla produzione di gas da parte della flora microbica, dotata di un particolare enzima responsabile della formazione d’idrogeno e metano nel colon, a partire dagli alimenti ingeriti fermentabili. La produzione di metano aumenta al crescere dell’eta’ di una persona, ma, in un dato istante, si stima che la quantita’ di gas normalmente presente nel tratto gastrointestinale sia di circa 100 ml. Per pura curiosita’, e’ opportuno sapere che la popolazione umana puo’ essere divisa in due gruppi sulla base dell’escrezione di metano: produttori e non produttori. Circa due terzi degli adulti sono non produttori. La formazione di idrogeno, risente di rapide fluttuazioni in relazione alla disponibilita’ di sostanze fermentabili, mentre per l’anidride carbonica essa e’ il risultato della neutralizzazione di sostanze acide o dell’azione di altri batteri intestinali. Questi finora descritti sono gas inodori, ma nel colon possono esserci altri gas che sono apprezzabili dall’olfatto, anche se rappresentano meno dell’1% ! Queste informazioni potrebbero bastare a tranquillizzare tutti i lettori: avere gas nello stomaco non solo e’ fisiologico ma soprattutto e’ normale. Altra e’ la condizione del gonfiore addominale che accompagna alcuni disturbi gastrointestinali quale, per esempio, la sindrome del colon irritabile. Questa patologia e’ molto diffusa nei Paesi occidentali, tanto da rappresentare quasi la meta’ dei motivi per cui ci si rivolge a un gastroenterologo, si tratta, infatti, del disturbo intestinale piu’ frequente. Colpisce soprattutto le donne con un rapporto di 3 a 1 rispetto agli uomini. Generalmente c’e’ assenza di alterazioni organiche, infatti, se si eseguono esami o altre indagini, solitamente non si riscontra alcuna anomalia, sembra che si tratti essenzialmente di una condizione in cui e’ presente un’alterata ed esaltata percezione dei normali eventi fisiologici che avvengono nell’intestino in risposta, ad esempio, all’ingestione di cibo, alla defecazione o alla presenza di normali quantita’ di gas intestinali. Altra patologia e’ il colon spastico, la cui origine non e’ chiara, anche se presenta una importante componente psicosomatica. I sintomi possono durare molti anni, con un andamento ricorrente: a periodi di benessere si alternano periodi in cui ricompare il disturbo che spesso e’ preceduto da stress psicofisico. Il dolore addominale puo’ essere associato a diarrea o a stipsi, alla loro coesistenza o alternanza. Il dolore, e’ il fastidio piu’ frequente, insieme a tensione addominale, talvolta cosi’ intenso che costringe il ricorso al medico. Il pasto puo’ rappresentare l’evento scatenante, mentre l’evacuazione di feci o di gas ne allevia l’intensita’ o lo fa recedere. Inoltre, viene solitamente riferita una sensazione di gonfiore e distensione addominale, con borborigmi, flatulenza e necessita’ di slacciare gli indumenti. Il dolore non e’ quasi mai presente durante il riposo notturno. Ma vediamo cosa si puo’ fare per ridurre il problema del gonfiore partendo dalla tavola e da un’alimentazione piu’ corretta. Vi sono diverse cause che possono generare ingestione di aria e ritenzione di gas, primo, mangiare rapidamente e bere velocemente. Meglio masticare adagio e in modo adeguato, evitando quindi pranzi frettolosi, deglutizioni frequenti e ripetitive causate da: gomme da masticare, sorseggiare bibite con la cannuccia, bere da bottiglie a collo stretto. Attenzione poi alle malocclusioni dentarie e all’ingestione di cibi che contengono aria: bibite addizionate di gas e panna montata. Aria s’inghiotte anche fumando sigari, sigarette e pipe. Mai coricarsi dopo aver mangiato mentre l’attivita’ fisica puo’ essere utile ad allenare l’intestino a una certa motilita’ fisiologica, evitare quindi lo stare troppe ore seduti o fermi in piedi. Alcuni cibi e bevande devono essere esclusi dall’alimentazione: pane e pasta integrali, la mollica del pane bianco, lo zucchero, i dolcificanti quali sorbitolo, fruttosio e mannitolo,(gomme da masticare senza zucchero) molluschi e crostacei, legumi secchi interi, selvaggina, carni rosse e fibrose (come il manzo e il cavallo), spezie e salse,(mostarda, senape, maionese) pancetta, strutto, lardo, prodotti caseari freschi, latte, uova fritte o sode, fritture e cibi grassi, ma anche verdure: carciofi, cardi, cavoletti di Bruxelles, cavolfiori, cavoli, cetrioli, cime di rapa, cipolle, crauti, peperoni, rape, rucola, scorzonera, sedano, verze, e frutta: albicocche, banane, cachi, fichi freschi, fragole, lamponi, mele cotogne, mirtilli, more, prugne, ribes, tutta la frutta troppo matura, nocciole, mandorle, datteri, pinoli, avocado, cocco fresco e tutta la frutta essiccata, succhi di prugna, te’, caffe’, cacao e cioccolato, soprattutto quello fondente, gelati, frappe’, dolciumi farciti, alcolici, champagne, spumanti e vini frizzanti. Di regola i pasti dovrebbero essere tre (piu’ due spuntini) e comprendere piatti semplici, poco elaborati e cibi ben cotti, la cottura dei cibi deve richiedere l’uso di pochi grassi. Una certa attenzione deve essere posta anche alla cottura dei cibi, infatti: oltre ai fritti da eliminare;, le verdure vanno appena scottate o saltate in padella con un pizzico di sale. Come trattamento e’ importante effettuare regolarmente cicli di probiotici e prebiotici (noti anche come fermenti lattici) ad alto contenuto di bifidobatteri e lattobacili. Ai pazienti con sintomi dolorosi importanti puo’ essere somministrata una formulazione in capsule a rilascio prolungato a base di olio essenziale di menta piperita, che inibisce la muscolatura liscia gastrointestinale, specialmente quella del colon. Oltre all’azione antispastica, l’olio di menta piperita esercita anche un’azione di tipo carminativo, riduce cioe’ la fermentazione intestinale e quindi la produzione di gas, facilitandone inoltre l’espulsione. Con una capsula di menta peperita, 15 - 30 minuti prima dei pasti e per 1 mese, si u’ notato un miglioramento significativo nel rigonfiamento, nella diarrea e nel dolore addominale. 
Puo’ essere utile inoltre l’assunzione di carbone vegetale che ha la proprietà di legarsi fisicamente a numerose sostanze e gas. Per concludere: chi soffre di questo problema non si senta un malato, ma allo stesso tempo non lo ignori. La pazienza degli altri puo’ avere un limite.

Clisma opaco


Clisma opaco

Renato Nessi, Istituto di Scienze Radiologiche, Università di Milano

Che cos'è?

E' l'esame radiografico del tratto distale dell'intestino (colon, sigma e retto), ottenuto mediante opacizzazione dei visceri tramite introduzione per via rettale di un mezzo di contrasto radiopaco, in genere solfato di bario, e loro insufflazione con aria (doppio contrasto). I visceri intestinali, infatti, non forniscono una immagine diagnosticamente valida sui radiogrammi senza preparazione e sono osservabili solo dopo introduzione nel loro interno di un preparato radiograficamente visibile.
Il clisma opaco è una indagine complessa e dinamica, poiché studia in tempo reale il progredire del preparato opaco attraverso le varie porzioni del grosso intestino e ne visualizza anche la peristalsi. Inoltre, la risalita del mezzo di contrasto e l'insufflazione dell'aria devono avvenire secondo precise regole, per evitare un risultato diagnosticamente scadente e anche fastidi e pericoli per il paziente. Per questi motivi, il clisma opaco è un esame la cui esecuzione richiede esperienza ed è affidata al controllo diretto dello specialista radiologo.

Perché si fa?

Il clisma opaco ha lo scopo di evidenziare le alterazioni, morfologiche e funzionali, dei diversi segmenti del grosso intestino e del retto. 
Si tratta di un esame importante e complesso, che richiede la valutazione diretta dello specialista radiologo, comporta una preparazione intestinale e la somministrazione rettale di mezzo di contrasto ed espone il paziente alle radiazioni ionizzanti, interessando organi particolarmente radiosensibili come il midollo osseo delle ali iliache e le gonadi, soprattutto nel sesso femminile.

Questo esame fornisce una diagnosi, sovente precoce, delle lesioni organiche di tipo ulcerativo o tumorale, delle stenosi e delle formazioni diverticolari. Inoltre, esso consente di rilevarealterazioni della motilità dei visceri, in particolar modo della loro peristalsi, che possono essere dovute a lesioni organiche associate (flogosi, tumori, etc.) o insorte per altri motivi. 
Infine, questa indagine evidenzia la posizione e i rapporti dei visceri opacizzati rendendo possibile riconoscere eventuali dislocazioni o compressioni da parte di formazioni patologiche contenute nell'addome o nella pelvi. 

Il clisma opaco non fornisce risultati diagnosticamente utili molti casi di disturbi o dolori addominali insorti su base funzionale o psicologica e nelle flogosi delle pareti viscerali di grado lieve, situazioni nelle quali esso consente comunque di escludere l'esistenza di più gravi alterazioni concomitanti; questa indagine non è inoltre indicata per la valutazione delle emorroidi.

Il clisma opaco viene oggi spesso affiancato e sostituito dalla colonscopia, indagine endoscopica che consente l'osservazione diretta della mucosa del grosso intestino e il prelievo bioptico di campioni di tessuto, ma non fornisce una immagine panoramica dell'addome e del suo contenuto viscerale.


Prima dell'esame

Il clisma opaco deve essere eseguito a digiuno completo e dopo un'accurata preparazione che comprende, nella maggior parte dei casi, una dieta povera di scorie per alcuni giorni, un'abbondanteassunzione di liquidi ed una pulizia intestinale evacuativa.
Questa complessa preparazione ha lo scopo di liberare l'intestino dal contenuto liquido e fecale che ne impedirebbe una corretta osservazione.

Come si svolge

L'esame non è propriamente doloroso ma risulta sovente fastidioso, per la indispensabile introduzione di una sonda rettale e per la necessità di dilatare l'intestino con contrasto liquido ma soprattutto con insufflazione di aria. 
Queste manovre determinano, nella maggior parte dei casi, l'insorgenza di uno stimolo all'evacuzione anche intenso che può condurre, in alcuni casi, ad incontinenza con impedimento parziale o totale alla prosecuzione dell'indagine. 

Il paziente, posto sull'apparecchio radiografico, viene incannulato per via rettale con la sonda attraverso la quale, in tempi successivi, viene introdotto il mezzo di contrasto liquido e viene insufflata l'aria: il tutto avviene sotto controllo radioscopico da parte dello specialista. 
Durante l'esame, che si svolge sia in piedi che in decubito, il paziente viene invitato a girarsi nelle varie inclinazioni più opportune per osservare le diverse porzioni dell'intestino. 

In alcuni particolari casi, riesce utile iniettare intramuscolo una piccola fiala di un comune preparato antispastico. Nel corso delle varie fasi dell'esame, l'operatore chiede al paziente di restare immobile ed in apnea per gli istanti necessari a fissare sulle radiografie i momenti e le immagini più significative.

Al termine dell'opacizzazione e della distensione gassosa delle anse coliche il paziente viene invitato a scaricarsi in bagno e quindi viene esaminato nuovamente per osservare la distribuzione del bario dopo evacuazione.

La durata del clisma opaco è molto variabile e dipende dalle condizioni e dalla collaborazione del paziente, dall'esperienza dell'operatore e dal tipo di apparecchio impiegato: mediamente, essa può variare fra 20 e 30 minuti.

Dopo l'esame

Non vi è alcuna prescrizione o precauzione da osservare dopo l'esame. Il bario introdotto per l'esame viene eliminato normalmente nelle feci nei giorni successivi, che non ne risultano alterate. 
Durante questo periodo, e comunque per almeno 3-4 giorni dopo l'indagine, non sono eseguibili gli esami radiografici e TC dell'addome, dell'apparato urinario, del rachide lombare e del bacino, per la sovrapposizione del contenuto radiopaco intestinale.

 

Quando non si può fare

A parte la gravidanza, controindicazione comune a tutti gli esami radiologici, il clisma opaco non può essere eseguito in maniera completa e corretta in assenza di una collaborazione da parte del paziente. 
Nel caso che il paziente non possa stare in piedi o non possa modificare la propria posizione o il decubito, l'indagine dovrà limitarsi allo studio, di necessità generico, della canalizzazione dei visceri e della loro pervietà al mezzo di contrasto. 
In caso di precoce incontinenza l'esame sarà forzatamente limitato al solo studio del tratto intestinale distale opacizzato dal contrasto. 
Anche in caso di insoddisfacente preparazione intestinale il clisma opaco potrà fornire solo indicazioni generiche sulla pervietà e sul decorso dei visceri ma non sul loro contenuto e sulle loro alterazioni più fini.
Il clisma opaco non può e non deve essere eseguito impiegando mezzo di contrasto baritato qualora vi sia il sospetto di una perforazione intestinale, poiché il bario non viene assorbito dall'organismo e dovrebbe quindi essere eliminato per via chirurgica. In questi casi, è necessario effettuare l'indagine impiegando del mezzo di contrasto iodato, solubile e riassorbibile.

IL CA125


Cos'è?
Il termine CA 125 è una abbreviazione dall'inglese "Cancer Antigen 125" che sta per Cancro Antigene 125 e si riferisce ad una proteina presente normalmente nel rivestimento di alcune cellule del corpo umano, sia nel feto sia nell'adulto, ma che può essere prodotta in grandi quantità in presenza di alcuni tumori, in modo particolare da quello delle ovaie.

Perché si fa?
Il CA 125 appartiene alla categoria dei cosiddetti "markers" tumorali, cioè quelle sostanze che si possono trovare in quantità aumentate nel sangue, nelle urine o in altri liquidi corporei di persone che si ammalano di cancro. Uno di questi è l'alfa-fetoproteina.
Attualmente, il dosaggio di quasi tutti i markers tumorali conosciuti non viene usato per fare la diagnosi di tumore, quanto piuttosto per osservare l'evoluzione del tumore nel tempo, per esempio la sua risposta alle cure.
Il CA 125 non può essere usato come test di screening per il tumore delle ovaie, perché non è specifico per questo tipo di cancro, può aumentare, infatti, anche in altre condizioni, patologiche e non, fra cui l'endometriosi, la pancreatite, o semplicemente la gravidanza. Inoltre, vi sono casi in cui, pur essendo presente un tumore alle ovaie, il valore del CA 125 risulta del tutto normale. Pertanto il dosaggio del CA 125 si usa attualmente per controllare l'esito del trattamento usato per il cancro delle ovaie.

Come si esegue?
Per l'analisi del CA 125 è sufficiente un prelievo di 5 millilitri di sangue dalla vena del braccio, che può essere eseguito anche non a digiuno.

Interpretazione dei risultati
Il valore normale di CA 125 è inferiore a 35 Unità/ml. Valore che aumenta in quasi l'80% dei tumori ovarici, ma può risultare elevato occasionalmente anche in altri tipi di tumore, per esempio dell'utero, delle tube o dell'intestino. 
Pertanto, se si riscontra in maniera occasionale un aumento del CA 125 in una donna che per altri versi risulta sana, è necessario effettuare una serie di controlli per accertare l'eventuale presenza di un tumore. 
Nelle donne che vengono sottoposte ad una cura per tumore ovarico (per esempio, una chemioterapia) la riduzione del CA 125 indica che il cancro risponde bene alla terapia, ma se i valori non si abbassano oppure, dopo una iniziale riduzione, riprendono ad aumentare, è probabile che il cancro non risponde alle cure oppure che, dopo un arresto temporaneo, abbia ripreso a crescere.

Stipsi o stitichezza: cosa posso fare per migliorarla?


Stipsi o stitichezza: cosa posso fare per migliorarla?

Si definisce stipsi o stitichezza il disturbo caratterizzato da: frequenza di evacuazione inferiore a tre volte alla settimana, diminuzione della massa fecale, presenza di feci dure, espulsione difficoltosa e dolorosa (accompagnata talvolta da piccoli sanguinamenti provocati dalla rottura di capillari anali o rettali) ed infine sensazione costante di non essersi completamente liberati. La stitichezza è più frequente negli anziani e tra la popolazione adulta nelle donne.
Oltre alla stitichezza cronica esiste anche quella definita acuta o occasionale; questa stipsi si manifesta temporaneamente quando si verificano alcune particolari condizioni (ad esempio un intervento chirurgico che costringe per un certo tempo all'immobilità, la fase acuta di una malattia o magari anche un semplice viaggio che altera i bioritmi del nostro organismo) ma generalmente, una volta superata la fase critica che ha indotto lo stato di stress, la stitichezza regredisce in breve tempo.Per poter affrontare e risolvere con successo la stipsi è necessario che venga esclusa l'eventualità che questo disturbo possa rappresentare solamente un sintomo conseguente alla presenza di alcune patologie. La stipsi in questo caso viene definita secondaria o sintomatica e le possibili cause che possono determinarne la comparsa sono svariate: tumore del colon, diverticolosi, disturbi infiammatori a carico dell'intestino, calcoli biliari, ipotiroidismo, vari disturbi ginecologici, neurologici e psichici.
Nella maggior parte dei casi si tratta invece di stipsi idiopatica: in questo caso la stitichezza non è un disturbo secondario dipendente dalla presenza di altre malattie ma è originata da un'inefficienza dei movimenti fisiologici dell'intestino (peristalsi) e dei meccanismi espulsivi ano-rettali. Tali circostanze vengono spesso aggravate da scorrette abitudini di vita ed in particolare da un'alimentazione disordinata e con cibi poveri di fibre, da un'insufficiente introduzione di liquidi, da ritmi di vita frettolosi, da una vita sedentaria e quindi caratterizzata da una ridotta attività fisica, dalla tensione nervosa e dall'abuso di tranquillanti e di sonniferi.

Trattamento e prevenzione
Per prevenire la stipsi o per il trattamento iniziale della stipsi è fondamentale un intervento di tipo dietetico: è importante aumentare il consumo di fibre alimentari, che aumentano la massa fecale, stimolano la peristalsi ed incidono sulla frequenza delle evacuazioni. Si consiglia quindi di assumere nella giornata una quantità adeguata di frutta, se possibile non sbucciata perché la buccia aiuta ad aumentare la massa fecale (in questo caso si raccomanda naturalmente di lavare la frutta con particolare attenzione) e di verdura inclusi i legumi (fagioli, ceci, lenticchie, piselli e fave) ed inoltre di mangiare del pane integrale, di aggiungere alla prima colazione crusca di grano o fiocchi di cereali e di evitare i formaggi fermentati, i fritti ed i grassi di origine animale. Una dieta di questo tipo risulta poi molto più efficace se si beve molta acqua non gassata durante la giornata, possibilmente anche al mattino prima di fare colazione: i liquidi infatti vengono assorbiti dalle fibre e contribuiscono a far crescere di volume le feci. 
Infine il movimento: una buona e costante attività fisica favorisce la motilità intestinale e quindi l'evacuazione. 
Nei casi di stipsi ostinata è possibile ricorrere a prodotti lassativi di automedicazione disponibili in gran numero in commercio come ad esempio quelli a base di cellulosa di senna o di cascara. E' importante tenere a mente che questi prodotti da banco sono sempre e comunque dei farmaci: non bisogna quindi abusare nelle dosi e nemmeno utilizzarli regolarmente. Al contrario, andrebbero assunti in maniera episodica, anche perché questi prodotti provocano un ampio svuotamento del contenuto intestinale che inevitabilmente finisce per prolungare l'intervallo per una successiva evacuazione, che a sua volta induce il paziente ad un'altra assunzione di lassativo. In questo modo il paziente può andare incontro ad una dipendenza di tipo psicologico nei confronti del lassativo unitamente ad un'oggettiva riduzione dell'efficacia del prodotto. 
L'uso dei lassativi deve essere sempre fatto con grande attenzione e possibilmente sotto il controllo del medico perché non va trascurata l'eventualità che si manifestino effetti collaterali. Se la stipsi è poi accompagnata da nausea, vomito o dolori e se si presenta improvvisamente è bene consultare tempestivamente il proprio medico.

Fonte: Angelini