I miomi, o fibromi, uterini sono il più comune tumore benigno della pelvi femminile, essendo rinvenibili in più del 35% delle donne di età superiore a 30 anni. Infatti soltanto 1-4 su 1000 pazienti sottoposte ad intervento chirurgico per miomi presenta diagnosi istologica di tumore maligno (leiomiosarcoma).
Fattori di rischio per lo sviluppo di miomi sono: l’età, la prolungata esposizione agli estrogeni endogeni (menarca precoce), la familiarità per fibromi, l’etnia, l’obesità, la nulliparità e la dieta.
I miomi sono spesso asintomatici ma nel 40% dei casi la loro presenza è causa di disturbi (mestruazioni abbondanti o ravvicinate, distensione addominale, dolori pelvici, aborti ripetuti o sterilità) che compromettono la salute e la qualità di vita della donna.
I miomi sono spesso asintomatici ma nel 40% dei casi la loro presenza è causa di disturbi (mestruazioni abbondanti o ravvicinate, distensione addominale, dolori pelvici, aborti ripetuti o sterilità) che compromettono la salute e la qualità di vita della donna.
Il trattamento si rende necessario solo quando i fibromi sono sintomatici e le terapie più frequentemente utilizzate sono quelle chirurgiche, che consistono nella rimozione di tutto l’utero (isterectomia) o dei singoli fibromi (miomectomia). Negli ultimi decenni tuttavia la scelta terapeutica per le donne con fibromi sintomatici si è allargata in modo significativo con l’avvento di una efficace alternativa non chirurgica, l’embolizzazione delle arterie uterine.
“I fibromi – dice il Prof. Riccardo Marana, responsabile dell’Unità di Chirurgia endoscopica e mini-invasiva per il trattamento della sterilità femminile del Gemelli – vengono diagnosticati nel 40% circa della popolazione femminile in età fertile; ancora più alta è l’incidenza nelle donne afro-americane: il 60%.
La differenza tra le etnie è legata probabilmente a fattori genetici, quali l’aumento di un enzima coinvolto nel metabolismo degli esrogeni, la catecol-0-metiltransferasi, presente nel 47% delle donne afro-americane e nel 19% delle altre “Sono gli ormoni sessuali femminili, gli estrogeni e il progesterone, a stimolare la crescita dei miomi - continua Marana -. I miomi, infatti, - continua il professore - sono rari prima della pubertà; il menarca precoce, cioè prima dei 10 anni di età, aumenta il rischio relativo a 1,24; il menarca tardivo riduce il rischio a 0,68. I miomi sono prevalentemente riscontrati nell’età riproduttiva e regrediscono dopo la menopausa, la presenza di miomi nelle parenti di primo grado aumenta il rischio relativo a 2,5”.
Fonte: Pagine Mediche
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