martedì 31 gennaio 2012

Mangia piano e sarai magro

Chi è costretto a una pausa pranzo veloce, adesso più di prima non vedrà l'ora che arrivi il sabato. Consumare in fretta il proprio pasto, infatti, avrebbe come temibile conseguenza quella di ingrassare più facilmente. 
Più volte in passato, inviti in tal senso erano giunti dalla comunità scientifica, soprattutto in rapporto a una corretta digestione, ma ora arriva la conferma da una ricerca dell'ospedale Laiko di Atene coordinata dal professor Alexander Kokkinos.
Gli scienziati greci hanno indagato più a fondo i meccanismi messi in moto dall'organismo durante un pasto fugace e sono arrivati alla conclusione che una masticazione troppo veloce riduce il rilascio di due ormoni fondamentali nella regolazione del senso di sazietà, il PYY e il GLP-1.
Diminuendo la presenza dei due ormoni nell'organismo, i soggetti non avvertiranno pienamente il senso di sazietà, il segnale che il nostro corpo utilizza per tenerci a bada mentre mangiamo. Il rischio conseguente è di mangiare porzioni più abbondanti e quindi ingrassare.
Il peptide YY (PYY) è un ormone che inibisce l'assunzione di cibo agendo a livello cerebrale sui recettori Y2. Il glucagone simile 1 (GLP-1) è prodotto nell'intestino e favorisce la secrezione di insulina; come l'altro ormone limita il senso di fame.
Lo studio greco, che sarà pubblicato a inizio del prossimo anno sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism (JCEM), dimostra una correlazione fra la velocità nella consumazione del pasto e l'attività dei due ormoni. I ricercatori hanno chiesto a un gruppo di volontari di mangiare una certa quantità di gelato a velocità diverse. Ogni mezz'ora, nel corso della prova, sono stati prelevati campioni di sangue per analizzare i livelli di glucosio, di insulina, di grassi e degli ormoni intestinali.
In seguito alle analisi, si è verificata una presenza maggiore dei due ormoni PYY e GLP-1 nel sangue dei volontari che avevano mangiato più lentamente che, a riconferma della tesi dell'equipe, si dichiaravano più sazi rispetto agli altri.


Fonte: Italia Salute

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